In Italia il 18% delle persone fra 18 e 69 anni ha una patologia cronica, cifra che sale al 57% se si prendono in considerazione gli over 65, fascia di età in cui un soggetto su quattro ne ha almeno due. Lo affermano i dati delle sorveglianze Passi e Passi d’Argento pubblicati oggi dall’Istituto Superiore di Sanità, relativi al biennio 2023-24.
I dati sulla vaccinazione antinfluenzale
Con l’occasione sono pubblicati anche i dati sulla vaccinazione antinfluenzale negli over 65: nell’ultima campagna vaccinale indagata da Passi d’Argento (2023-2024) il 62% degli ultra 65enni si è sottoposto a vaccinazione contro l’influenza e questa percentuale ha raggiunto il 74% tra gli ultra 85enni e il 69% fra le persone con patologie croniche.
Le malattie croniche tra i 18 e i 69 anni
Il 18% delle persone fra 18 e 69 anni intervistate per la sorveglianza PASSI tra il 2023 e il 2024 ha riferito che, nel corso della vita, un medico ha diagnosticato loro una o più tra le seguenti patologie: insufficienza renale, bronchite cronica, enfisema, insufficienza respiratoria, asma bronchiale, ictus o ischemia cerebrale, diabete, infarto del miocardio, ischemia cardiaca o malattia delle coronarie, altre malattie del cuore, tumori (comprese leucemie e linfomi), malattie croniche del fegato o cirrosi.
Ad aggravare la cronicità anche povertà e basso grado di istruzione
La condizione di cronicità è più frequente al crescere dell’età (coinvolge il 7% degli adulti con meno di 34 anni, il 12% fra i 35-49enni e il 29% delle persone fra 50 e 69 anni). Inoltre, la cronicità coinvolge di più le persone con status socioeconomico più svantaggiato, con molte difficoltà economiche (29%) o bassa istruzione (33% tra chi ha nessun titolo o la licenza elementare). La condizione di policronicità, ovvero la compresenza di due o più patologie croniche (fra quelle indagate) riguarda, in media, il 4% dei 18-69enni: è più frequente all’aumentare dell’età (viene riferita dall’8% delle persone fra 50 e 69 anni) e tra le persone con status socioeconomico più svantaggiato, per molte difficoltà economiche (11%) o bassa istruzione (13% tra chi ha nessun titolo o la licenza elementare).
Le più diffuse e le differenze regionali
Le patologie croniche più frequentemente riferite fra 18 e 69 anni sono le malattie respiratorie croniche (6%), le malattie cardiovascolari, il diabete (5%) e i tumori (4%); le malattie croniche del fegato, l’insufficienza renale e l’ictus (1%) sono le meno frequenti. La variabilità regionale della cronicità negli adulti non descrive un chiaro gradiente geografico, perché si registrano prevalenze più elevate della media nazionale in alcune Regioni del Sud come in Sardegna (26%), ma anche del Nord come nel Friuli-Venezia Giulia (22%) o del Centro, come nelle Marche (23%) e nel Lazio (20%). Analogamente accade per la policronicità. La prevalenza di persone con diagnosi di patologia cronica (almeno una fra quelle indagate) sembra immutata dal 2008, ma questo è il risultato di un lento ma significativo aumento nel Nord e una riduzione nel Mezzogiorno, mentre resta stabile nel Centro, tanto che ad oggi il gradiente geografico si è ribaltato ed è maggiore fra le Regioni del Nord e minore in quelle del Sud. Inoltre, si osserva una sostanziale stabilità sotto i 34 anni e una riduzione nelle classi più mature (50-69enni).
Il focus sugli over 65
I dati Passi d’Argento raccolti nel biennio 2023-2024 mostrano che il 57% degli ultra 65enni riferisce che, nel corso della vita, un medico gli ha diagnosticato una o più patologie tra le seguenti: insufficienza renale, bronchite cronica, enfisema, insufficienza respiratoria, asma bronchiale, ictus o ischemia cerebrale, diabete, infarto del miocardio, ischemia cardiaca o malattia delle coronarie, altre malattie del cuore, tumori (comprese leucemie e linfomi), malattie croniche del fegato o cirrosi. Il 27% degli intervistati riferisce una cardiopatia, le malattie respiratorie croniche coinvolgono il 16% degli ultra 65enni, il diabete il 20% e i tumori il 13%. La condizione di policronicità, cioè la compresenza di due o più patologie croniche (fra quelle indagate), riguarda 1 ultra 65enne su 4. Inoltre è più frequente al crescere dell’età (riguarda il 16% delle persone 65-74enni e sale al 37% dopo gli 85 anni) e tra le persone con status socioeconomico più svantaggiato, per difficoltà economiche (38% vs 19% tra chi dichiara nessuna difficoltà) o bassa istruzione (30% vs 19%).
Nel biennio 2023-2024, a differenza degli anni precedenti, emergono anche differenze per genere con una stima più elevata tra gli uomini (24% vs 21% tra le donne). La variabilità regionale della cronicità evidenzia una situazione significativamente diversa tra le macroaree del Paese. Nel Nord Italia la quota di ultra 65enni che riferisce almeno una patologia cronica è pari al 53%, mentre nel Centro e nel Sud la stima è più elevata, pari rispettivamente al 60%. Un pattern analogo si osserva anche per la policronicità: la stima è pari al 19% nel Nord, mentre raggiunge il 24% al Sud e il 25% nel Centro.
I dati in piena pandemia hanno mostrato valori più bassi di policronicità rispetto agli anni pre-pandemia, valori che continuano a diminuire soprattutto nel 2024 (22%). L’analisi temporale della prevalenza di patologie croniche fra gli ultra 65enni non mostra significativi cambiamenti tra il 2016 e il 2019, se non una tendenza all’aumento imputabile, con molta probabilità, al progressivo invecchiamento della popolazione che porta quote sempre crescenti di persone a raggiungere età sempre più elevate e che finisce per accompagnarsi a maggiore cronicità. Tuttavia nel 2020 c’è stata un’inversione di tendenza e si riduce la quota di persone fra gli intervistati che riferiscono diagnosi di patologie croniche, passando dal 62% del 2019 a meno del 56% del 2024.
I dati su cronicità e adesione alla campagna vaccinale
Nell’ultima campagna vaccinale indagata dal PASSI d’Argento (2023-2024) il 62% degli ultra 65enni si è sottoposto a vaccinazione contro l’influenza e questa percentuale ha raggiunto il 74% tra gli ultra 85enni e il 69% fra le persone con patologie croniche. Risultati che si mantengono su valori più elevati rispetto al periodo pre-pandemico, ma che non risultano più significativamente differenti. La pandemia di COVID-19 sembra aver incentivato l’adesione alle campagne vaccinali contro l’influenza in tutta la popolazione. Prima del 2020, infatti, la copertura vaccinale non aveva mai raggiunto i livelli minimi raccomandati, neppure tra gli anziani o le persone affette da patologie croniche. Sempre inferiore al 60%, la copertura vaccinale raggiunge il 69% in piena pandemia (sfiorando l’obiettivo minimo raccomandato dal Ministero della Salute per le categorie a maggior rischio per maggiore età o cronicità), ma scende nuovamente al 63% nel 2023 e al 62% nel 2024.
Fra le persone affette da malattie non trasmissibili la copertura vaccinale è sempre stata più alta rispetto a quanto osservato fra le persone libere da cronicità, ma comunque lontana dall’obiettivo minimo, mentre dal 2020 sale significativamente, di circa 10 punti percentuali, rispetto alle campagne precedenti, rimanendo stabile al 73% fino al 2022, ma scendendo successivamente al 70% nel 2023 e al 67% nel 2024. In particolare: 71% fra le persone con malattie respiratorie croniche, 70% fra le persone con problemi cerebro e cardiovascolari, 68% fra le persone con insufficienza renale, 69% fra i diabetici e 65% fra le persone con malattie croniche del fegato.
Anche fra le persone libere da cronicità è aumentata l’adesione alla campagna vaccinale: se prima della pandemia meno del 50% degli ultra 65enni liberi da cronicità si vaccinava contro l’influenza, durante la pandemia il ricorso alla vaccinazione contro l’influenza sale al 63% nel 2021, per poi tornare a valori più bassi nel 2023, pari al 55% e al 54% nel 2024. Anche i dati per area geografica sembrano suggerire un impatto della pandemia di COVID-19: nel periodo pre-pandemico il ricorso alla vaccinazione antinfluenzale era mediamente più frequente nel Centro e nel Sud-Isole e meno frequente nel Nord del Paese. Negli anni della pandemia il ricorso alla vaccinazione aumenta ovunque ma il gradiente geografico si inverte e, nel biennio 2023-24, la copertura torna a cambiare aspetto con il Centro del Paese che presenta una copertura significativamente maggiore (69%) rispetto al Sud (63%) e al Nord (57%) dove si osserva il calo più accentuato rispetto al periodo pandemico.