In chi non ha mai fumato, il tumore del polmone sembra causato da un aumento di mutazioni che ora, per la prima volta, sono state correlate in modo specifico con l’inquinamento dell’aria, tra cui il particolato fine che include le emissioni industriali e dei veicoli. È quanto emerge dalla più ampia analisi di interi genomi di carcinomi polmonari mai condotta su non fumatori: una ricerca che ha coinvolto 871 pazienti non ancora sottoposti ad alcun trattamento, provenienti da 28 diverse regioni di 4 continenti.
Lo studio, parte dello Sherlock-Lung study e pubblicato oggi su Nature, è coordinato da Maria Teresa Landi e colleghi dei National Institutes of Health (NIH) statunitensi e dell’Università della California di San Diego. In particolare, risultano fortemente associate all’inquinamento le mutazioni del gene TP53 e alcune firme mutazionali (ossia dei segni a livello molecolare che indicano un danno al Dna) già note perché correlate con il fumo di tabacco.
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Quanto è frequente il tumore del polmone nei non fumatori
Con circa 2,5 milioni di nuove diagnosi l’anno nel mondo (oltre 44 mila in Italia), il tumore del polmone è uno dei più frequenti e in circa 3 casi su 4 è causato dal fumo di sigaretta. Si stima, infatti, che il 25% dei casi si verifichi in non fumatori, con una lieve prevalenza nelle donne e in chi ha una storia familiare di carcinoma polmonare. Vi sono delle differenze anche a livello geografico, con più casi nell’Asia dell’Est e nell’Europa orientale rispetto al Nord America e all’Europa Occidentale.
Lo studio
I pazienti coinvolti in questo studio erano per il 79% donne. Dal punto di vista del tipo di tumore, per la maggior parte erano adenocarcinomi (84,6%). Le informazioni sul fumo passivo sono state raccolte per 458 pazienti, e circa la metà è risultato esposto.
I geni coinvolti
Veniamo alle analisi genomiche. Gli scienziati hanno dapprima cercato di capire quali tessuti acquisiscono le mutazioni dopo l’esposizione all’inquinamento atmosferico, per arrivare così ad identificare le mutazioni “driver”, ossia, che hanno “guidato” o promosso lo sviluppo dei tumori analizzati. Secondo i dati, la mutazione del gene KRAS è risultata quasi 4 volte più comune nei tumori dei pazienti del Nord America e dell’Europa piuttosto che dell’Asia dell’Est, dove invece sono prevalenti le mutazioni di EGFR e, come anticipato, di TP53.
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L’inquinamento accorcia i telomeri
I ricercatori hanno anche osservato una correlazione tra l’esposizione all’inquinamento e una lunghezza dei telomeri inferiore: i telomeri sono le porzioni finali dei cromosomi che, come dei cappucci, proteggono il Dna e si “accorciano” a ogni replicazione cellulare. I telomeri si accorciano normalmente con l’invecchiamento, ma in questo caso anche l’inquinamento sembra incidere.
L’effetto risulta dose-dipendente: le persone provenienti da regioni caratterizzate da alti livelli di inquinamento avevano maggiori probabilità di riportare mutazioni nel gene TP53 e telomeri più corti. Una particolare “firma genetica”, già associata all’esposizione all’acido aristolochico (un noto cancerogeno), è stata inoltre osservata quasi esclusivamente nei pazienti di Taiwan.
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I dati sul fumo passivo
Rispetto al fumo passivo, Landi e colleghi hanno osservato un “carico” di mutazioni e di accorciamento dei telomeri lievemente più alto nei pazienti esposti rispetto a quelli non esposti, ma l’effetto risulta comunque inferiore a quello dell’inquinamento. Inoltre, il fumo passivo non è stato correlato a un aumento di mutazioni driver o di firme mutazionali note per promuovere il tumore.
Un gap da colmare
Diversi studi epidemiologici avevano già mostrato che l’esposizione a fattori ambientali, tra cui l’inquinamento e il fumo passivo, possono aumentare il rischio di tumori del polmone nei non fumatori. La maggior parte delle ricerche di genomica, però, si è concentrata finora soprattutto su popolazioni di pazienti fumatori. Ora, “i nostri risultati – scrivono i ricercatori – mostrano la diversità dei processi mutazionali dei tumori del polmone nei non fumatori”.