Fino a pochi decenni fa, l’amianto era considerato un materiale “miracoloso”: economico, resistente al calore, durevole. È stato utilizzato ovunque: nei tetti, nei pavimenti, nelle tubature, persino nei rivestimenti delle caldaie. Poi la scienza ha parlato chiaro: l’amianto è pericoloso per la salute. Da quel momento, è iniziata una lunga battaglia per riconoscerlo, gestirlo e rimuoverlo in sicurezza.
Ma come capire se c’è amianto in casa? E cosa si può fare senza correre rischi o incappare in multe? Qui trovi una guida chiara, senza allarmismi ma con tutte le informazioni utili da sapere.
Cos’è l’amianto (e perché è un problema)
L’amianto, o asbesto, è un minerale naturale dalle fibre sottilissime. Il problema nasce quando queste fibre si disperdono nell’aria e vengono respirate: possono provocare gravi malattie, tra cui l’asbestosi e alcuni tipi di tumore, anche dopo molti anni di esposizione.
Per questo motivo, in Italia l’amianto è vietato dal 1992, ma molte abitazioni (soprattutto costruite prima degli anni ‘90) potrebbero ancora contenerlo.
Dove si può trovare in casa
L’amianto è stato utilizzato in tantissimi modi, soprattutto nell’edilizia. Se vivi in un’abitazione costruita prima degli anni ’90, potrebbe essere presente in:
- Lastre ondulate (tipo Eternit) su tetti e coperture
- Tubature o canne fumarie
- Serbatoi dell’acqua
- Rivestimenti di caldaie o stufe
- Piastrelle in vinile (linoleum)
- Materiali fonoassorbenti o isolanti
Importante: non è detto che l’amianto sia un rischio immediato. Se il materiale è integro e non viene toccato, le fibre restano “bloccate” e non si disperdono. È il danneggiamento, la rottura o il degrado che rende il materiale pericoloso.
Quando va rimosso (e quando no)
La rimozione dell’amianto non è sempre obbligatoria, ma ci sono casi in cui diventa necessaria:
- Se il materiale è visibilmente danneggiato
- Se si deve ristrutturare la zona in cui è presente
- Se lo richiede l’ASL locale dopo un’ispezione
- Se crea un pericolo per i residenti (es. polveri visibili, frammenti)
In alcuni casi, invece, si può procedere con una messa in sicurezza (incapsulamento o confinamento), che evita la dispersione delle fibre senza rimuovere il materiale.
Chi deve occuparsene?
Mai, e sottolineo mai, tentare di rimuovere l’amianto in autonomia. Anche solo maneggiarlo può essere pericoloso.
La legge impone che la rimozione venga effettuata da ditte specializzate e iscritte all’Albo Nazionale Gestori Ambientali. Queste aziende seguono procedure precise, usano dispositivi di protezione adeguati e smaltiscono i materiali secondo le norme.
In più, va redatto un Piano di Lavoro da inviare all’ASL di zona, con tempi, modalità e misure di sicurezza.
Ci sono agevolazioni economiche?
Sì, fortunatamente. Per incentivare la bonifica degli edifici, esistono diverse agevolazioni fiscali e bonus edilizi che coprono, almeno in parte, i costi di rimozione:
- Bonus ristrutturazioni (con detrazione IRPEF del 50%)
- Ecobonus (se l’intervento è collegato a miglioramenti energetici)
- Contributi regionali (in alcune zone, a fondo perduto)
Conviene sempre informarsi presso il proprio comune o consultare un tecnico esperto, per capire a quali incentivi si ha diritto.
Conclusione: informarsi è il primo passo per vivere più sicuri
L’amianto non è un nemico invisibile da cui fuggire, ma una questione concreta da affrontare con consapevolezza.
Capire se c’è, in che stato si trova e come gestirlo nel modo giusto è il primo passo per una casa più sicura — per te, per chi ci vive oggi e per chi ci vivrà domani.